Osservatore oscuro by Barbara Baraldi

Osservatore oscuro by Barbara Baraldi

autore:Barbara Baraldi
La lingua: ita
Format: epub
editore: Giunti
pubblicato: 2018-03-07T16:00:00+00:00


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Seduta in auto, nel parcheggio del commissariato, Aurora fece un ultimo tentativo di raggiungere Bruno al telefono, ma per l’ennesima volta a rispondere fu la voce della segreteria telefonica.

«Dove sei, maledizione…» disse tra sé. A tormentarla era il pensiero che potesse essersi messo nei guai più di quanto non fosse già. Non avrebbe dovuto lasciarlo andare in quello stato, era chiaro che non era in grado di pensare razionalmente. Ma quando Bruno si metteva in testa qualcosa era impossibile farlo desistere.

Aurora ripensò al circuito clandestino delle Corse Fantasma, a Otta, al Santo. Possibile che Bruno fosse stato così stupido da lasciarsi coinvolgere in un’attività gestita dalla malavita? Come aveva potuto pensare che non ci sarebbero state delle conseguenze?

Aurora si sentiva più impotente che mai, ora che la Venturoli l’aveva di fatto obbligata a prendersi una pausa forzata dal lavoro. A dire la verità, tutti sembravano avere una gran fretta di togliersela di torno, come una presenza ingombrante e indesiderata.

Fece un ampio respiro. Su una cosa la sua nuova dirigente aveva ragione: aveva bisogno di tempo per schiarirsi le idee.

Decise di chiamare Silvia. Nessuno meglio di lei era in grado di catalizzare i suoi pensieri, incalzare i suoi ragionamenti.

Rispose al primo squillo. Le disse che aveva appena concluso il turno di lavoro e stava tornando a casa. «Ti va di raggiungermi?» chiese, infine.

«Non chiedo di meglio» rispose Aurora. In quel momento, si rese conto che non sapeva dove vivesse l’amica. Avevano trascorso innumerevoli serate da Aurora, con la scusa che c’era molto da sistemare per renderla un po’ più accogliente. Ma ogni volta, finivano per consumare una cena frugale e passare il resto della serata a chiacchierare sul divano, o davanti a un film in bianco e nero.

Silvia le dettò l’indirizzo e riagganciò.

Qualche minuto dopo, Aurora si presentò di fronte all’abitazione, ricavata all’interno di un edificio situato ai limiti di una zona residenziale. Dall’aspetto esteriore molto semplice e con lunghe vetrate sotto il tetto, era evidente che un tempo avesse ospitato qualche tipo di attività artigianale.

L’auto di Silvia le si affiancò poco dopo. Aurora la salutò con un timido cenno della mano. L’altra le rispose col suo sorriso aperto, e per un attimo Aurora pensò che tutto sarebbe andato a posto.

Ma durò solo un istante, perché gli avvenimenti delle ultime ore erano violente istantanee che non potevano essere cancellate dalla mente, non importava con quanta forza ci provasse.

Avrebbe voluto mettere a tacere i pensieri, Aurora. Imbottirsi di pastiglie e cercare di dormire. Per un giorno, due. Magari per una settimana.

Ma cosa avrebbe risolto? Al risveglio, i problemi sarebbero stati di nuovo lì ad aspettarla. Per non parlare del fatto che c’era un killer sulle sue tracce. Un predatore che la osservava a distanza, che prevedeva ogni sua mossa e si sentiva talmente forte da sfidarla apertamente.

Il tatuaggio. Il rapimento. La foto che la ritraeva rannicchiata nel bagagliaio, facendola sentire inerme. La foglia di un albero in balìa del vento invernale. Un vento che profumava di morte.

«Mi spiace dirtelo, ma hai davvero una brutta cera» la incalzò Silvia.



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